Cosa sono le tecniche HVLA
Al giorno d’oggi sui social va molto di moda tra gli osteopati, fisioterapisti e chiropratici fare video di breve durata in cui viene fatto scrocchiare il paziente. Questo tipo di tecniche vengono chiamate con l’acronimo inglese HVLA (high velocity, low amplitude), o semplicemente thrust o adjustment, dove HVLA descrive esattamente come deve essere eseguita quel tipo di tecnica: ad alta velocità e bassa ampiezza.
Target ed effetti delle tecniche HVLA
Le tecniche HVLA hanno un target ben specifico, cioè le articolazioni sinoviali. Ma gli effetti di queste tecniche non vanno a limitarsi alle strutture bersaglio. Infatti, a seguito di una manipolazione thrust non solo viene migliorata la mobilità articolare ma vengono innescate una serie di reazioni che portano a dei cambiamenti neurofisiologici sia in loco che a distanza.
Effetti loco-regionali
Localmente, il principale effetto è quello di inibizione temporanea di alcuni propriocettori, tra cui i fusi neuro-muscolari e gli organi tendinei del Golgi, in modo da riportare ad un tono basale fisiologico le strutture muscolari in spasmo attraverso l’azione sul riflesso da stiramento, e di conseguenza migliorare il range di mobilità articolare ristretto da quegli spasmi ed eliminare le tensioni muscolari.
Effetti a distanza
Anche i cambiamenti a distanza possono essere apprezzati immediatamente dopo l’esecuzione del thrust, e sono tutti dovuti all’interazione con la parte di sistema nervoso periferico bersagliata dalla zona manipolata. Infatti, le HVLA stimolano meccanicamente le radici dorsali midollari, provocando un rilascio di beta endorfine con conseguente effetto antalgico (inibizione del dolore) sulle strutture innervate dalle radici nervose stimolate, anche quelle più periferiche.
Oltre all’effetto antidolorifico, non è da meno l’effetto bioattivante sulle strutture muscolari innervate da quelle stesse radici nervose, che miglioreranno la qualità di attivazione muscolare fin da subito permettendo anche il ripristino di eventuale forza persa. Per finire, non dimentichiamoci dell’effetto inibitorio o stimolante sul sistema viscerale, anch’esso in stretta correlazione con il sistema nervoso autonomo, garantendo un ritorno in fisiologia di eventuali visceri che una volta in disfunzione possono portare a segni e sintomi correlati, in alcuni casi all’apparato neuro-muscolo-scheletrico (es. mal di schiena da disfunzione intestinale).
L’osteopata fa scrocchiare il paziente
Questi tipi di tecniche sono molto utili, se non necessarie, per la risoluzione di determinate condizioni cliniche. Quindi si, l’osteopata fa scrocchiare le articolazioni dei pazienti. Ma no, non tutti i pazienti che vanno dall’osteopata vengono scrocchiati!
Infatti, è molto importante per l’osteopata capire se quel paziente deve e, soprattutto, può subire un tipo di tecnica potente come questa sia a livello meccanico, sia a livello neurofisiologico. Ci sono determinate condizioni patologiche (es. osteoporosi) dove sarebbe preferibile evitare di dover eseguire una manipolazione di questo tipo perché l’organismo potrebbe non essere in grado di tollerarla e quindi essere danneggiato da essa.
È bene ricordare che ogni caso clinico è differente da un altro e che anche per la risoluzione di problemi simili ci possono volere dei trattamenti e tecniche completamente differenti. Quindi l’importante è affidarsi a mani esperte in grado di saper valutare e quindi applicare le corrette manipolazioni.